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22/6/2004

PENSIERI FALLACI

di Francesco Bianco

Oriana FallaciCon ogni probabilità, Oriana Fallaci non ha mai calcato un campo di calcio. Come lei stessa ammette, anzi, del calcio non è neppure tifosa, appassionata e regolare spettatrice. Ciò non ostante, pur ignorandone regole scritte e non scritte, etiche, strategie e regolamenti, si sente in diritto (se non addirittura in dovere) di esprimere il proprio parere (sullo sputo di Totti a Poulsen) attraverso la prima pagina del quotidiano sportivo più antico ed autorevole d'Italia (poche righe intitolate Lo sdegno e il cazzotto, sulla Gazzetta dello sport).
Con un ben visibile trafiletto ben pubblicizzato da Calabrese al Processo di Biscardi, la scrittrice ha voluto provocare un'opinione pubblica moralisticamente schieratasi contro l'attaccante azzurro, per altro autoriconosciutosi colpevole. A differenza della sua "estimatrice", Francesco Totti (cui si può negare tutto fuorché il riconoscimento di una certa esperienza nel mondo del calcio), che qualche partita in vita sua l'ha giocata, ha ammesso il proprio errore: una reazione istintiva e sbagliata, quantunque conseguente a reiterate provocazioni da parte dell'avversario.
Nel prendere le difese di Totti, la Fallaci ignora tutti i principi, scritti e non, che stanno alla base di questo sport. Un calcio o una gomitata, una spallata o una trattenuta, non possono essere vendicati con uno sputo. Non solo per questioni "etiche" (lo sputo è un' offesa alla dignità della persona), ma anche per le probabili sanzioni disciplinari cui, specie nell'epoca del Grande Fratello (l'instancabile e indiscreto occhio dei media), si rischia di andare incontro. Quantunque si tratti di un evidente paradosso (spogliatevi dei preconcetti e lo vedrete con chiarezza), uno sputo è sanzionato più gravemente che non un'entrata come quella costata allo stesso Totti (nel finale di Danimarca - Italia) il cartellino giallo.
Dovendo proprio "rispondere" (l'ideale sarebbe replicare con un gol, ma occorre averne i mezzi), Totti avrebbe più produttivamente potuto usare gli stessi mezzi del proprio avversario, in ossequio al vecchio adagio "i calci in campo si prendono e si danno". Con un po' di discrezione, avrebbe potuto farla franca. Di sicuro non avrebbe preso tre giornate, né si sarebbe macchiato dell'onta che ne fa ora una specie di rinnegato.
Ancora meglio sarebbe ignorare il proprio provocatore. Se proprio non ci si riesce, rispondergli a tono. Tacchetti e saliva appartengono a linguaggi diversi, incompatibili.
Lo sputo gli è tornato in faccia, come una sorta di boomerang.
Per tutto questo Totti ha sbagliato. Per tutto questo, più che per non meglio precisate "necessità professionali", l'azzurro ha chiesto scusa all'avversario e ha rinnegato il proprio gesto.
Per tutto questo il tardivo (per fortuna) consiglio della Fallaci è stupido quanto inutile. Il consiglio di chi, non avendo mai indossato uno scarpino, non riesce a immaginarne la sensazione. Il consiglio di chi, applicando discutibili regole di vita al al calcio (che della vita, al più, è metafora affascinante ma incompleta), compie un doppio errore. Sbaglia partenza e arrivo, a mio parere.
Ci si chiede come tutto questo, che è evidente, sfugga a una mente arguta come quella di Oriana Fallaci. Forse bisognerebbe cercare qualche chiave di lettura "fra le righe". O forse prendere questa scemenza per quella che è: una provocazione stupida, dettata magari da un direttore (Calabrese) e da una redazione avidi di vendite (la Gazzetta del 19/6/2004 è esaurita in poche ore), pronti a cavalcare l'onda di argomenti vuoti, triti, inesistenti.

leggi l'articolo di Oriana Fallaci

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