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14/7/2004

LE ORME DI RUDI

dal nostro inviato Till Stellino

Rudi VöllerChiunque sia interessato al calcio tedesco in questi ultimi giorni ha potuto assistere a uno
spettacolo a metà tra il comico e l'assurdo: si tratta della ricerca di un successore per l'amatissimo Rudi Voeller che si è dimesso come CT tedesco dopo la  prematura eliminazione della Germania in Portogallo. Un'eliminazione che di tragico aveva ben poco, se la si analizza sotto il profilo sportivo: a mente fredda, anche molti tifosi tedeschi si sono visti costretti ad ammettere che uscire da un girone come quello della Germania, dopo aver messo in grande difficoltà lo storico rivale olandese, non è una vergogna nazionale. Anche se, certamente, di questa nazionale tedesca hanno convinto l'impegno in campo e la coesione della squadra, ma non le qualità tecniche. Questa constatazione piuttosto equilibrata è stata condivisa anche da gran parte della stampa moderata, e riflette perfettamente l'opinione pubblica tedesca. Così non ci si spiega l'unico momento "tragico" di questo europeo tedesco: Le dimissioni di Voeller.
Torniamo indietro di due anni: a Francoforte mezza Germania festeggiò Rudi e i suoi eroi (appena tornati dal Giappone) che, con doti tecniche gia allora piuttosto modeste, erano riusciti ad arrivare in finale (poi persa contro i pentacampioni del Brasile). Vedemmo un Voeller al culmine della popolarità: immagini che molti tedeschi portano tuttora dentro il cuore. La fortuna sorrise alla Germania - e sul cammino per arrivare in finale sorrise tanto che qualcuno forse gia cominciò a sospettare che un giorno questa fortuna si sarebbe esaurita. In questo senso l'insuccesso degli europei non ha potuto intaccare la stima dei tedeschi nei confronti del Rudi "Nazionale". Così, quando Voeller sabato scorso è apparso nella seguitissima trasmissione "Wetten, dass?" (lo "Scommettiamo che" tedesco), ventimila persone si sono alzati in piedi a gridare per minuti "Rudi! Rudi!".
Voeller non solo ha allenato la nazionale tedesca; ne era il simbolo, l'ha rappresentata come pochi dei suoi predecessori. Come mai, dunque, ha deciso di ritirarsi?
Non ci si allontana troppo dalla verità se si sostiene che il calcio tedesco è in crisi. Abbondano i lavoratori e nello stesso tempo mancano i geni. Ci sono alcune speranze giovani (Lahm, Schweinsteiger) che però avrebbero bisogno della guida di più giocatori della stessa bravura e soprattutto della stessa esperienza di un Ballack per accumulare esperienza loro stessi. Senza parlare dell'attacco che è stato il vero tallone d'Achille di questa Germania del 2004.
Sono quindi prospettive poco promettenti per il mondiale (casalingo) del 2006, mondiale che susciterà delle aspettative di tutt'altre dimensioni rispetto a quelle degli europei appena conclusi. Eppure rimane qualche dubbio sulla probabilità che siano stati questi i motivi per l'addio di Voeller. Uno di questi dubbi ha un nome: Gerhard Mayer-Vorfelder. L'ex presidente dello Stoccarda e ministro del tesoro della regione Baden-Wuerttemberg è un personaggio piuttosto ambiguo: tanto esperto di evasione fiscale quanto di calcio, ci vuole qualche rompicapo per spiegarsi come sia riuscito a diventare presidente della potentissima federcalcio tedesca che conta più di sei milioni di soci. Resterà un mistero la posizione presa da Mayer-Vorfelder nei colloqui con Voeller nella notte dopo l'eliminazione. Ma sta di fatto che subito dopo la partita contro la repubblica ceca nella TV tedesca si è potuto vedere e ascoltare un presidente scontento, brontolante e - non sarebbe la prima volta - forse anche ubriaco a causa di una delle solite birre di troppo, come quella che avrà bevuto poco prima degli europei con Ottmar Hitzfeld (che da disoccupato, a differenza di Vorfelder, se la poteva tranquillamente permettere).
Così non sono del tutto infondate le ipotesi che il primo pensiero del presidente dopo la sconfitta non siaè stato riservato a Voeller, ma a Hitzfeld. Secondo questa ipotesi, dobbiamo attribuire alla esemplare correttezza e integrità di Voeller il fatto che il giorno successivo in conferenza stampa ha fatto credere a tutti che la decisione di dimettersi sia stata presa solo ed esclusivamente per ragioni personali e per motivi di riguardo al bene nazionale. E stato il mancante appoggio del presidente, si sospetta, a far maturare dietro le quinte la decisione del CT.
Ma lasciamo perdere le speculazioni e torniamo alla realtà: Voeller si era dimesso; Mayer-Vorfelder si è affrettato di rivolgergli una mezza parola di ringraziamento e poi, senza consultare altri funzionari della federcalcio, si è messo in contatto con Hitzfeld. Per pochi giorni tutti hanno dato per scontato che sarebbe stato Hitzfeld a condurre la Germania al torneo del 2006.Hitzfeld stesso, iunfatti, con un pizzico di presunzione, aveva già fatto sapere che si considerava "il successore logico" di Voeller.
E poi la notizia bomba: Hitzfeld rifiuta l'incarico a causa di sindromi di sfinitezza. Uno che nel Bayern di Monaco, sotto continua pressione dei tifosi e della stampa, si era
periodicamente rifiutato di dimettersi - tanto che alla fine fu cacciato - adesso soffre di sintomi improvvisi di sfinitezza? E così si aggiunge al mistero degli eventi nella notte dell'eliminazione il mistero ancor più grande del rifiuto di Hitzfeld. Ma non solo Hitzfeld, anche Christoph Daum ha detto di no, e quest'ultimo ancora prima di una eventuale domanda ufficiale, nonostante nel 2001 si fosse visto separato dalla
panchina tedesca solamente da un pacchetto di Cocaina. Nello stesso tempo, stanno aumentando le critiche nei confronti del presidente che credeva di poter comunicare "missione compiuta" e deve invece sopportare le numerose accuse di essersi comportato da vero patriarca.
Chi rimane quindi? Ci vuole un personaggio che non abbia bisogno di essere "preso a bastonate", come si è espresso il giornalista tedesco Johannes B. Kerner, per accettare l'incarico. Un personaggio che ha definito fare il CT tedesco "il sogno della sua vita".
Questo personaggio si chiama Otto Rehagel e ha appena vinto gli europei. Ma da poco sappiamo che anche i sogni della propria vita sono a volte fugaci: Rehagel ha appena firmato un contratto fino al 2008 - in Grecia. E l'umile gioia che Rehagel ha mostrato dopo tutte le partite dei Greci sin dall'esordio europeo non lascia pensare che cambi idea.
Restano due nomi di una certa portata: Winfried Schäfer, allenatore del Kamerun, si è subito dichiarato disposto all'incarico, come dell'altro anche Lothar Matthaeus che
attualmente sta allenando la nazionale ungherese. Ma anche se si dovesse prendere una decisione in poco tempo, entrambi sarebbero macchiati dal fatto di essere "di seconda scelta". E c'è una convinzione che unisce un po' tutti i tedeschi: vista la difficoltà del compito, ci vorrà un personaggio di prima e non di seconda scelta, per essere in grado di seguire le orme di Rudi.

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